I grandi Parchi dell’Ovest – USA
Non importa in quale degradazione l’uomo possa sprofondare, da parte mia non perderò mai la speranza finché i più umili continueranno ad amare ciò che è puro e bello, e saranno in grado di riconoscerlo vedendolo.
J.Muir
Visitare i Parchi Nazionali è stata la motivazione principale del nostro viaggio di nozze, è proprio partendo da questo presupposto che abbiamo costruito il nostro itinerario. Abbiamo quindi volutamente trascurato le grandi città incontrate (Los Angeles, Las Vegas e San Francisco) dedicandogli sicuramenete poco tempo, e cercato di vedere i principali parchi dell’Ovest. Premesso che per visitare al meglio alcuni di questi bisognerebbe passarci almeno due o tre notti al loro interno, questi sono quelli visitati da noi con alcuni piccoli suggerimenti per goderseli appieno:
Se potete organizzate il percorso in modo da evitare i weekend per la visita del parco, in modo da evitare per lo meno le gite del fine settimana da parte delle famiglie americane. Nel periodo in cui siamo stati noi (giugno) il sabato erano veramente affollati!
GRAND CANYON NATIONAL PARK: Non ci sono parole e immagini per spiegare l’impatto visivo che vi susciterà la vista del Grand Canyon, non gli renderebbero giustizia. Se chiudo gli occhi e provo a rivivere quel momento anche ora, a più di un anno di distanza, mi viene la pelle d’oca: la maestosità e la vastità a cui vi troverete di fronte vi toglierà il fiato. Inizialmente abbiamo passeggiato lungo il sentiero asfaltato che percorre il rim, ideale per chi come noi ha il passeggino e ogni tanto Achille voleva scendere per ammirare anche lui il Grand Canyon; stava per diversi minuti a fissarlo, poi si spostava lungo la ringhiera per vederlo da altre angolazioni, e ci siamo emozionati a vederlo così interessato nonostante i suoi 18 mesi, questo per sottolineare il fatto che sono sì dei bambini, ma rimangono anche loro colpiti dalle bellezze che il nostro pianeta può offrire.
Questo parco a nostro parere è uno dei meglio organizzati e nonostante ci fosse molta gente, la visita è piacevole e per nulla stressante. Basta parcheggiare l’auto in uno dei parcheggi vicino al Visitor Center e poi si sfrutta l’efficiente sistema di navette gratuite. È tutto molto semplice e organizzato, si sale sulla navetta e si scende al point of view che si preferisce, poi si risale sulla navetta successiva e così via fino a ritornare al visitor center.
Se, come noi, visitate il parco con un bimbo piccolo, per salire sulle navette si deve chiudere tutte le volte il passeggino, quindi se si sceglie di scendere ad ogni fermata, la questione diventa un pelo macchinosa. Vi consiglio di selezionare quindi le fermate in cui scendere.
Ogni punto di osservazione è diverso dal precedente, si vede il canyon da diverse angolazioni e ognuna di esse è un’emozione, che regala scorci magici.
Se potete consigliamo di dormire all’interno di uno degli alloggi del Grand Canyon, in modo da poter ammirare tramonto e alba sul rim.
Questo è stato il primo parco che abbiamo visitato e facendo un giro nel Gift Shop del Visitor Center abbiamo acquistato un libretto riguardante il canyon per Achille che è un lettore appassionato, e una spilla da mettere sullo zaino per me. Nei successivi parchi abbiamo fatto lo stesso, ed è stato bello portare a casa un piccolo ricordo per ogni parco in cui siamo stati!
Il Grand Canyon meriterebbe sicuramente almeno due notti, anche per riuscire a fare dei trail spettacolari al suo interno, noi invece abbiamo percorso il primo giorno la Hermit Road con le navette, pernottato a Tusayan (appena fuori il parco) e il giorno successivo sfruttato lo spostamento verso Page per percorrere la Desert View Drive. Questo anche perchè Achille mal digeriva il marsupio, quindi avevamo solo il passeggino con noi: ciò non toglie che tutti i parchi hanno il loro percorso accessibile a passeggini e sedie a rotelle. Ultimo appunto, il Grand Canyon può essere visto dal North Rim e dal South Rim, noi abbiamo scelto il secondo perchè più accessibile.
MONUMENT VALLEY: l’immagine del West per antonomasia, resa celebre in tutto il mondo da innumerevoli film western girati qui: una valle desertica di origine fluviale caratterizzata dai famosi “butte”, delle guglie definite anche testimoni di erosione. Per noi è stato un luogo magico: abbiamo percorso con la nostra macchina le circa 20 miglia di sterrato in un percorso circolare che ti permette di passare in mezzo ai vari butte e di vedere alcuni belvedere magnifici. La parte iniziale dello sterrato è piuttosto sconnessa, noi avevamo una Jeep non 4X4 che ci ha permesso comunque di superarla agevolmente anche se Benedetta alla guida (è lei la pilota di casa) si è dovuta impegnare particolarmente. Superata questa parte poi la strada è in buone condizioni, solo ci si deve abituare un po’ al fondo sabbioso.
Consigliamo di andare con la propria macchina, meglio se suv o simili perché con una macchina molto bassa potreste avere dei problemi.
Il National Park Pass NON include l’ingresso alla Monument Valley, che è da acquistare a parte al momento dell’ingresso.
Per percorrere tutta la strada, scendendo anche nei belvedere ci si impiega poco più di due ore, ma il tempo sembra volare ed è difficile rendersene conto; a mio parere i due imperdibili sono John Ford’s Point e Artist’s Point, lasciano senza fiato. La cosa abbastanza incredibile è che nonostante ci sia parecchia gente che visita il parco, noi non abbiamo incontrato quasi nessuno durante il nostro tragitto, tranne quando ci sfrecciavano affianco i 4×4 dei navajo!
Mi ripeto, ma dovete dormire nelle cabins con vista valle del The View! Per la loro descrizione vi rimando ad un altro post del blog. Abbiamo passato il pomeriggio ad ammirare la valle con Achille che si è divertito a giocare nel nostro terrazzino e faceva vedere ai suoi animali di gomma la Monument Valley. Dopo cena invece è finalmente arrivato il momento di sfruttare il treppiede regalatomi al compleanno che avevo portato appositamente per questo, al crepuscolo ho scattato delle foto stupende: il rosso della terra parzialmente illuminato dalle luci degli altri bungalow e dalla luna, il blu di un cielo che non avevamo mai visto così ricco di stelle, il silenzio magico che avvolgeva la valle. Una poesia, un momento che resterà sempre impresso nella nostra mente e che da solo vale un viaggio dall’altra parte del mondo, essere lì insieme a festeggiare il nostro matrimonio è stato semplicemente perfetto.
BRYCE CANYON NATIONAL PARK: è un piccolo parco che arriva ad un’altitudine di 2700 metri, la cui caratteristica principale è la presenza degli hoodoos, dei pinnacoli formatosi grazie all’erosione delle rocce dovuta a vento, acqua e ghiaccio.
Seguendo le indicazioni della guida ci dirigiamo subito in fondo al parco in modo da fermarsi nei point of view a ritroso, fino a tornare al visitor center. Come sempre con un bimbo così piccolo non è facile fermarsi in tutti, soprattutto perché una volta scesi dalla macchina non era così semplice convincerlo a risalire dopo dieci minuti, scegliamo così solo quelli che vengono segnalati come più spettacolari per ammirare il canyon.
I primi belvedere che vediamo dobbiamo dire la verità non colpiscono particolarmente la nostra attenzione, siamo comunque davanti a dei panorami bellissimi, ma arrivando da Grand Canyon prima e Monument Valley poi, forse le nostre aspettative sono molto alte. Achille si diverte comunque vedendo un grosso corvo nero appollaiato vicino la nostra macchina, era enorme e non ha avuto paura ad avvicinarsi finché ci ha detto: Volato via! Una volta arrivati al punto segnalato come più panoramico per ammirare il parco però la nostra opinione è cambiata: ciò che si vede da Inspiration Point è semplicemente spettacolare, da qui infatti si ha una veduta a 360 gradi sul famoso “anfiteatro” di camini delle fate (la traduzione di hoodoos), hanno delle sfumature di rosso, arancione e marrone fino ad arrivare al bianco, interrotti parzialmente da pini e abeti di color verde, inoltre si possono ammirare anche vari archi che sembrano opere architettoniche vere e proprie come il Natural Bridge, lascia davvero senza fiato e fa fede al proprio nome. Mentre scattiamo qualche foto Achille vede per la prima volta un piccolo scoiattolo e per qualche minuto lo segue da vicino, rimanendone entusiasta!
Purtroppo dobbiamo rinunciare alla discesa nell’anfiteatro, anche se deve essere molto suggestiva, in quanto impossibile con il passeggino, così ci “accontentiamo” di fare un breve tratto a piedi, quello che va da Sunrise Point a Sunset Point, tutto asfaltato ed in parte all’ombra.
Lo abbiamo fatto la mattina presto, così da goderci veramente il panorama e lasciare Achille libero di camminare vicino a noi, questi momenti sono i ricordi più belli che abbiamo dei parchi, noi che camminiamo e nostro figlio davanti a guidarci ed esplorare la natura che lo circonda.
DEATH VALLEY NATIONAL PARK: Hottest, Driest, and Lowest National Park sintetizza bene questo parco. Noi non lo abbiamo visitato, ma praticamente solo attraversato, ma è bastato per capire l’origine del suo nome.
Per quanto mi riguarda è probitivo scendere dall’auto con bimbi piccoli a meno che non sia mattino presto oppure sia già calato il sole.
Dormire al suo interno e ammirare il cielo stellato, privo completamente di inquinamento atmosferico, deve essere indimenticabile.

SEQUOIA NATIONAL PARK: Questo è stato senza dubbio il parco più affollato che abbiamo visitato. Siamo arrivati di sabato mattina e solo per entrare in macchina ci abbiamo messo circa 40 minuti, poi viene caldamente consigliato di parcheggiare l’auto in uno dei parcheggi al suo interno e visitare il parco, ma anche trovare posto per l’auto non è stato per niente semplice! Abbiamo quindi preso la navetta che ci porterà alla camminata per raggiungere il celebre Generale Sherman, una sequoia millenaria considerata l’essere vivente più grande per volume e tra i più alti del mondo, ben 83 metri di altezza e 11 metri di diametro alla base.
La camminata per raggiungere il Generale Sherman dalla fermata della navetta non è assolutamente impegnativa, è in discesa e ci si impiega circa un quarto d’ora, però è un po’ scomoda da affrontare con il passeggino perché ci sono svariati scalini da scendere quindi ogni 20/30 metri dovevamo sollevarlo per superarli. Abbiamo visto a dire il vero alcune indicazioni per un percorso dedicate alle carrozzine, ma non siamo riusciti a trovarlo. Il ritorno invece è più impegnativo, sempre per il problema del passeggino, ma comunque fattibile tranquillamente.
Una volta arrivati in fondo, una grande folla vi preannuncerà la presenza del Generale: che dire, veramente impressionante, è così imponente da sembrare irreale, per noi la sensazione provata quando siamo entrati nella Giant Forest era quella di essere in Jurrasic Park! Unica nota negativa, ma abbastanza fastidiosa, c’era davvero troppa gente, addirittura si doveva fare una specie di fila per fare una foto con Sherman, cosa che abbiamo trovato abbastanza triste: un vero peccato che una tale bellezza della natura fosse diventata quasi un’attrazione da parco divertimenti. Ci siamo in ogni caso gustati tutti e tre la bellezza di queste maestose sequoie gironzolando per il parco, e Achille sembrava davvero colpito dalla grandezza di questi alberi, inoltre essendo dentro una foresta si è sempre riparati dal sole quindi si stava davvero bene.
Per visitare il resto del parco ci vorrebbero almeno un altro paio d’ore, ma il ritardo che abbiamo accumulato entrando non ce lo permette, quindi scegliamo di passare un’oretta in relax facendo uno spuntino vicino ad un ruscello, per la felicità di Achille che ha potuto giocare con l’acqua, sassolini e pigne!
YOSEMITE NATIONAL PARK: Questo è stato l’ultimo dei parchi della nostra luna di miele, un parco che spesso tra i consigli dei forum non viene suggerito o comunque fatto passare in secondo piano perché con paesaggi molto simili alle nostre montagne, in realtà noi lo abbiamo adorato. Anche qui siamo stati di domenica quindi era molto affollato, ma essendo molto vasto la visita è comunque agevole.
Per riuscire a goderselo appieno consiglio almeno un paio di notti al suo interno, se avete dei figli già abbastanza grandi da fare delle camminate, avete l’imbarazzo della scelta!
Prima di raggiungere la Yosemite Valley, attraverso una bellissima strada panoramica, fermatevi assolutamente nel parcheggio per ammirare Tunnel View, una delle più belle cartoline del viaggio. Lo scorcio che si può ammirare da qui sulla valle lascia senza fiato, un vero e proprio “tunnel” dove si vedono El Capitan, Half Dome e la Bridalveil Fall in quello che potrebbe essere benissimo un dipinto. Dopo di che raggiungerete la valle e potete parcheggiare l’auto per raggiungere a piedi le Yosemite Falls, con i loro 739 metri fra le più alte del Nord America.
Abbiamo avuto delle difficoltà per capire la viabilità del parco, quindi vi invito a tenere gli occhi ben aperti sulla segnaletica!
L’ambiente circostante è davvero bello, si è circondati da foreste e pineti, e alzando la testa si possono ammirare falesie e rocce granitiche, oltre che splendide cascate. C’è molta gente, chi cammina, chi corre, molte mountain bike, in generale ci sono molte attività da poter fare quindi per questo passarci un paio di giorni potrebbe essere una buona idea.
Nel tragitto per entrare nel parco abbiamo avuto la fortuna di avere un incontro che ci ha lasciati letteralmente senza fiato: ci stiamo godendo la bellissima strada per raggiungere la Yosemite Valley quando sbuca un orso dalla nostra sinistra che attraversa con sorprendente velocità la strada, ci passa davanti e scompare dopo pochi secondi nel bosco. È stato molto emozionante vedere questo splendido animale nel suo habitat naturale, una scarica di adrenalina incredibile e ad entrambi è venuta la pelle d’oca, non credevo che potesse suscitare una reazione del genere, nonostante vedere un orso fosse un nostro grande desiderio, peccato solo che Achille non abbia avuto il tempo di vederlo e io di fotografarlo! Questo incontro mi è così rimasto nel cuore che ho deciso (non solo per questo motivo) di imprimerlo sulla mia pelle.
NON SOLO PARCHI
Durante il nostro itinerario non abbiamo “solo” visitato questi splendidi parchi, per questo vi consigliamo altre località più o meno sulla strada che a parer mio potranno piacervi:
OATMAN: La deviazione fatta per raggiungere questo paese merita la sosta, si tratta di un piccolo paesino lungo la Route66 in cui un tempo c’era una miniera da cui si estraeva l’oro, una volta esaurita la riserva aurea, è praticamente scomparso, divenatando oggi una Ghost Town. Di quel periodo però sono rimasti gli asini che trasportavano l’oro dalla miniera a valle. Per Achille è stata un’esperienza bellissima, era letteralmente matto per gli asinelli, abbiamo comprato e dato il loro cibo e siamo stati un bel po’ a guardarli e a “giocare” con loro. Non voleva più andare via, al contrario Benedetta che era chiusa in un negozio dopo che un asino simpaticone ha deciso di sfrecciarle di fianco al galoppo! Inoltre la strada per lasciare Oatman e dirigersi verso Kingman è splendida, si inerpica per una zona montuosa, ricca di tornanti da cui si gode di una vista magnifica.
SELIGMAN: Questa piccola cittadina vive ancora del ricordo del periodo d’oro della Route 66. Il richiamo a quel periodo è evidente in ogni negozio e locale del paese, e dobbiamo dire che ci è davvero piaciuta l’atmosfera che sono riusciti a ricreare, aiutati anche da un sottofondo musicale di musica country e rockabilly che ci ha colpiti tanto che abbiamo anche comprato il cd (per poi scoprire che in macchina non avevamo il lettore cd, ma solo la presa USB!). All’esterno dei negozi sono parcheggiate auto, moto d’epoca, un van Volskwagen e anche una biciclettina d’epoca per bambini, con cui abbiamo fatto delle bellissime foto ad Achille, il quale si è potuto divertire anche facendo un giro in una piccola giostra a forma di Cadillac (il tutto richiama il cartone disney Cars).
HORSESHOE BEND: Fin dal parcheggio ci sono diversi cartelli che avvertono di portare con sé acqua e cappello per ripararsi dal sole viste le alte temperature, inoltre il primo tratto per raggiungerlo presenta subito una salita che con Achille risulta abbastanza impegnativa dato che bisognava tenerlo in braccio e non è certo un peso piuma! Decidiamo comunque di provare e quando finalmente riusciamo ad arrivare in cima e crediamo di essere arrivati…sorpresa! C’è ancora il tratto più lungo da coprire, una lunga discesa fino ad arrivare sul ciglio del Horseshoe, purtroppo per noi sarebbe stato molto difficoltoso, soprattutto il ritorno, visto che il passeggino non si può portare a causa del fondo sabbioso e Achille non riusciva a camminare così tanto ancora; così a malincuore mia moglie mi fa un grande regalo: lei rinuncia e torna indietro con mio figlio, mentre io proseguo la camminata.
A dire il vero poi non si è rivelata particolarmente impegnativa, ma il nostro consiglio è di andare solamente se avete dei figli che riescono a camminare abbastanza, oppure che stanno nei marsupi.
Arrivato in fondo, mi si presenta davanti agli occhi uno spettacolo della natura, il Colorado percorre un tratto a U, ad una profondità di 300 metri, ricordando appunto un ferro di cavallo. I colori e la conformazione delle rocce sono meravigliosi, inoltre non ci sono protezioni né barriere, quindi puoi sporgerti praticamente fino a dove ti senti di farlo, uno scenario davvero unico e anche se c’è molta gente che va e viene, assolutamente godibile, vista anche la vastità del posto.
Nel tardo pomeriggio avete il sole proprio davanti, quindi non è facile fare delle buone foto (almeno per me!).
Non essendoci barriere sul ciglio del Bend, state molto attenti con i bambini, teneteli sempre vicini e per mano.
CEDAR CITY: a circa metà del tragitto fra il Bryce Canyon e Las Vegas, scopriamo una bellissima cittadina di circa 30mila abitanti, con una downtown storica veramente affascinante e ricca di verde, inoltre iniziava già ad addobbarsi per la festa del 4 luglio con coccarde e bandiere a stelle e strisce in tutte le case e negozi. Compriamo il pranzo in un grande supermercato con una ampia zona di pasti pronti, tipo le nostre gastronomie ed usciamo per cercare un posto all’aperto dove mangiare. La fortuna oggi è proprio nostra alleata, infatti basta attraversare la strada per trovare un parco giochi immenso, un grande prato verde con grandi alberi e tante giostre per bambini, pieno di famiglie con bimbi che facevano pic-nic, sembrava quasi di essere a dei centri estivi per quanti bambini c’erano (infatti prima di entrare ho chiesto se fosse un parco pubblico o qualche scuola!). Vi lascio immaginare quanto fosse felice Achille! Siamo rimasti più di un’ora a giocare, tra scivoli, altalene e castelli, lui era tra i più piccoli del parco quindi lo seguivo un po’ dappertutto perché non si facesse male, cosa che non passava neanche per la testa degli altri genitori americani che se ne stavano beati all’ombra…Ora io non mi considero particolarmente apprensivo anzi, però i castelli erano piuttosto alti e in alcuni punti senza protezioni, e mio figlio ancora non si rendeva conto del pericolo, ma forse sarò matto io!
STANFORD UNIVERSITY: arrivati all’ingresso della celebre università, la prima parola che fa venire in mente è eccellenza: tutto è perfetto, curato nei minimi dettagli, i giardini sono meravigliosi (si possono ammirare anche delle statue di Rodin che Achille in un’occasione ha chiamato Papà!), non c’è una carta per terra e c’è un silenzio quasi surreale (vuoi anche per il periodo, quasi non c’erano studenti in giro). Sembra di essere in un film, è la classica immagine del campus universitario americano che abbiamo visto molte volte, ma portato alla sua massima espressione, credo che avere la possibilità e la capacità di studiare qui sia un sogno per chiunque.
So che c’è la possibilità di fare la visita guidata seguiti da uno studente guida, ma noi ci siamo limitati a girare liberamente per il campus facendo una bella passeggiata dato che è molto esteso.
Siamo andati poi nello store che vende ogni gadget e abbigliamento dell’università dove abbiamo potuto prendere magliette e la mitica felpa di Stanford, come avete capito sono un patito di queste cose, quindi non potevo certo farmela scappare!
Se siete negli Stati Uniti consiglio vivamente di visitare una delle Università di eccellenza di questo paese, anche solo per farsi un’idea di cosa voglia dire studiare qui.
MONTEREY: Consigliamo assolutamente di fermarsi qui una notte, pur non essendo una grande città (conta circa 30mila abitanti) offre molto da visitare: se si è degli appassionati di motociclismo si può vedere il circuito di Laguna Seca oppure si può visitare il Monterey Bay Aquarium, uno dei più grandi acquari dell’America del Nord. Noi abbiamo optato invece per passeggiare tra gli edifici storici coloniali di Cannery Row, il vicolo dell’inscatolamento, così chiamato per le numerose ex fabbriche di inscatolamento di sardine presenti; l’economia della città si basa infatti principalmente sulla pesca oltre che sul turismo. Abbiamo poi continuato la passeggiata sul lungomare, Achille era super felice di andare in spiaggia e ha giocato un po’ con la sabbia, poi ci siamo tolti le scarpe per andare a bagnarci i piedi a riva, ma chiaramente l’acqua era congelata e lui non l’ha presa benissimo! Proseguendo poi sulla pista ciclabile che costeggiava la spiaggia c’è la possibilità di arrivare su un pontile dove poter ammirare moltissimi esemplari di leoni marini, anche da più vicino rispetto al Pier 39 di San Francisco.
PARCO GIOCHI: in generale abbiamo incontrato numerosi parchi giochi per bambini molto ben tenuti e attrezzati. Non perdevamo l’occasione di far giocare nostro figlio quando ne incontravamo uno e vi consiglio di fare altrettanto: vi sembrerà di perdere tempo, ma in realtà state adattando i vostri ritmi ai suoi ritmi. Giocando si rilasserà e sarà un momento da condividere assieme che ricorderete tanto quando il Grand Canyon.








